CON LA “MIGRANTES” A GORIZIA E TRIESTE

Quando le frontiere uniscono anziché dividere

CON LA “MIGRANTES” A GORIZIA E TRIESTE

Quando le frontiere uniscono anziché dividere

È passato poco più di un mese, ma le emozioni nel cuore sono ancora molto forti. Una grande lezione di vita durata due interi giorni, un’esperienza che difficilmente dimenticherò.

Si parte molto presto da Rebbio, fa freddo, il buio ci farà compagnia per molte ore di viaggio. Siamo in 19, tutti impegnati nell’accoglienza e nell‘inclusione dei migranti, anche se in diversi ambiti e con diverse modalità. Cerchiamo lo scambio di esperienze con chi vive a fianco dei migranti, in quella zona d’Italia così tristemente conosciuta per gli arrivi dalla Rotta Balcanica, ma anche per la violenza e la crudeltà della guerra che fa parte della nostra storia italiana.

Cinque sono le ore di viaggio. Gorizia, Trieste e il confine con la Slovenia, invece sono la nostra meta. Don Giusto, il nostro instancabile accompagnatore.

Arriviamo alle 11.00 al Centro di accoglienza dedicato ad Ernesto Balducci a Zugliano. Ci aspetta qui don Pierluigi Di Piazza con la sua esperienza di vita: il Vangelo vissuto tra le mura domestiche quotidianamente e con semplicità, l’esempio prezioso dei genitori, sempre pronti a dare aiuto, soprattutto ai bisognosi, il desiderio di costruire qualcosa di bello per gli altri. Anche Don Alberto De Nadai racconta la sua esperienza vissuta accanto ai più deboli, soprattutto a chi vive ai margini, toccando il cuore di tutti noi.

Le visite si susseguono una dopo l’altra, accompagnati da Andrea Bellavite, ex sindaco di Aiello e uomo di grande cultura, che con la sua viva conoscenza e con intenso trasporto ci permette di conoscere a fondo le realtà del territorio. Il tempo trascorre veloce e il cuore, mano a mano, si riempie di tante emozioni.

Un forte dispiacere si prova davanti al CPR (Centro di Permanenza per i Rimpatri) di Gradisca d’Isonzo. Possibile che all’interno di questo grande edificio ci siano persone senza libertà? Che male si compie a cercare una vita migliore, dignitosa per sé e per i propri cari? È difficile trovare una risposta a queste e a tante altre domande. È difficile per noi e per chi concepisce l’altro come un fratello da avvicinare e non da allontanare.

Con il cuore triste, raggiungiamo il Centro di Accoglienza Straordinaria (CAS) Nazareno a Gorizia dove incontriamo il responsabile Francesco Isoldi e il maestro di italiano Renato, insieme agli ospiti che con i loro sorrisi e gli occhi pieni di speranza ci fanno dono delle loro esperienze vissute al centro.

Ci rimettiamo presto in marcia per incontrare Igor Komel, direttore del Kulturni Dom. Mi piace molto la sua testimonianza: la conoscenza e il rispetto reciproci per le diverse culture (italiana, friulana e slovena) che abitano questo territorio di confine.

L’ultimo incontro si svolge al parco Basaglia, dove Franco Perazza con passione ed una grande preparazione ci coinvolge nel mondo triste e doloroso dell’ex manicomio, raccontandoci del famoso psichiatra Basaglia, esponente di spicco nella medicina italiana.

 

La nostra giornata si conclude a Sveta Gora, in Slovenia, con il saluto di padre Bogdan Knavs. La serata tutti insieme e la calda accoglienza qui, ci aiutano a condividere le nostre esperienze.

La mattina successiva siamo in piedi molto presto. Ci aspetta una giornata piovosa e di nebbia. La Messa al bellissimo Santuario e subito si parte! Il secondo giorno è dedicato alle realtà di Trieste.

Subito rimaniamo senza fiato davanti al Sacrario Militare di Redipuglia. Sono più di 100.000 le spoglie di soldati italiani caduti durante la Prima Guerra Mondiale, conservate in questo luogo. Proprio qui, Papa Francesco, qualche anno fa, disse: “La guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra è folle”.

Riprendiamo il cammino, con il cuore un po’ più triste.

La seconda tappa è presso la colorata associazione Benkadi, impegnata e sempre pronta a promuovere iniziative sociali di accoglienza e attività di educazione alla fratellanza. Claudia Miniussi ci racconta la sua esperienza con grande intensità, catturando l’attenzione di tutti.

Arrivati in piazza a Trieste, davanti alla Stazione Ferroviaria, facciamo la conoscenza di Lorena Fornasir e di suo marito Gian Andrea Franchi dell’associazione Linea d’Ombra. Loro due sono un bellissimo esempio per tutti noi!

Questa coppia di sposi, insieme a qualche volontario, tutti i giorni alle 16, si reca in questa piazza, per medicare, lenire, accarezzare le mani, i piedi e le anime dei migranti che arrivano a Trieste dalla Rotta Balcanica. Un tocco leggero, un sorriso, uno sguardo carico di affetto che sembra dire: “Tu sei mio fratello, ed io, anche se per un solo momento perché devi subito riprendere il cammino, mi prendo cura di te”.

Incontriamo poi Gianluca Nigro e la sua collega molto preparata, presso il Consorzio Italiano di Solidarietà – ICS, di cui Gianfranco Schiavone è presidente. Abbiamo modo di confrontarci sui diversi sistemi di accoglienza e di condividere esperienze. Si sta avvicinando il momento di tornare a casa, ma prima un saluto a don Mario Vatta che ci accoglie nella sua Comunità di San Martino al Campo ad Opicina, con un’ospitalità calorosa e piena di affetto. È bello stare qui, la sua esperienza, la sua conoscenza e il suo sapere che mette a nostra disposizione con simpatia e leggerezza, è un grande regalo per tutti. Si è fatto tardi in un attimo ed è ora di intraprendere il viaggio di ritorno.

Torno a casa con un bagaglio pesante, sono tante le ricchezze, le conoscenze e le preziose esperienze vissute che mi porto a casa e che mai più dimenticherò.

Fraternità, accoglienza, condivisione: sono le parole protagoniste di questi due giorni veramente speciali.

Agnese