Con l’ufficio per la Pastorale dei Migranti sul confine italo-francese

Da Oulx a Briançon sulla Rotta dei Migranti

Con l’ufficio per la Pastorale dei Migranti sul confine italo-francese

Da Oulx a Briançon sulla Rotta dei Migranti

Fino al 2015 le persone in fuga da Paesi di guerra, dalla povertà e dalle persecuzioni religiose o politiche, tentavano di raggiungere l’Europa attraverso il Mediterraneo.

Da qualche anno le cose sono cambiate. Assistiamo sempre più spesso, all’arrivo di profughi provenienti dalla Siria, dall’Iran, dal Pakistan e dall’Afghanistan attraverso la cosiddetta “rotta balcanica”. Questo lungo viaggio dura molti anni, inizia nei Paesi dell’area medio-orientale e attraversa molte nazioni prima di arrivare alla meta.

La maggior parte dei profughi vorrebbe raggiungere la Germania, la Francia o l’Inghilterra. Questa rotta viene scelta anche da chi arriva dal Maghreb, per sfuggire ai pericoli del mare.

Si  assiste al passaggio faticoso di uomini soli, minori, famiglie con bambini piccoli anche nella nostra Italia: da Trieste fino al confine con la Francia.  Le condizioni di salute dei migranti sono quasi sempre precarie: ferite profonde, piedi gonfi e completamente rovinati, malattie della pelle.

Sul confine italo-francese, nella zona tra Oulx e Briançon, per sfuggire ai controlli francesi, i migranti si cimentano su sentieri pericolosi in alta quota, cercano di passare il confine avventurandosi sulle piste del comprensorio sciistico della Via Lattea, accanto ai paesi di Claviere e Montgenèvre. La speranza di una vita migliore è più forte della neve, del freddo e del rischio di perdersi nei boschi.

Conosce bene la sofferenza di queste persone, don Luigi Chiampo che abbiamo avuto l’onore di conoscere sabato 5 marzo, durante la nostra visita.

Don Luigi ci presenta il Rifugio Fraternità Massi, dove ogni giorno, grazie alla sua disponibilit

à e al lavoro di tanti volontari, vengono accolte molte persone che trovano un momento di riposo prima di continuare il viaggio. Possono trascorrere la notte, avere un pasto caldo, delle scarpe e dei vestiti pesanti per far fronte al freddo pungente. Le temperature, qui, in inverno scendono sotto lo zero.

La sua è una testimonianza vera, sentita e forte così come la visita che abbiamo fatto poi, nel po

meriggio, al Refuges Solidaires, arrivati in Francia, a Briançon. Anche qui, grazie alla buona volontà e alla disponibilità di volontari, i migranti vengono accolti e aiutati.

 

Condividiamo con tutti voi il pensiero del nostro caro amico Piergiorgio, che dalla Valtellina ci ha raggiunto con la famiglia, per partecipare a questa esperienza:

Carissimi tutti,

volevo condividere con voi la visita che ho fatto con Daniela e mia figlia a Oulx in provincia di Torino, in fondo alla Val di Susa e a Briançon in Francia nella giornata di ieri, sabato 5 marzo, insieme al gruppo Migrantes ed altre realtà di Rebbio e del comasco.

Lo scopo della visita è stato quello di completare un giro conoscitivo delle realtà di accoglienza verso i migranti, iniziata a gennaio con la visita di Gorizia/Trieste, seguita a Ventimiglia e terminata con la Val di Susa. Conoscere, condividere e portare un segno di solidarietà alle persone che quotidianamente operano per alleviare le ferite alle persone che transitano, per raggiungere luoghi dove poter costruire un futuro per sé e per i propri cari.

Nelle settimane scorse abbiamo condiviso un appello per raccogliere indumenti pesanti da portare al Rifugio di Oulx: ringraziamo le molte persone che hanno donato e aiutato a raccogliere molto materiale. Dal Rifugio è giunta la segnalazione che era arrivato moltissimo materiale da Ancona e quindi i nostri indumenti sono stati fermati a Rebbio da Don Giusto per essere immediatamente deviati per l’urgenza Ucraina. Saranno senz’altro apprezzati e ugualmente utilizzati per aiutare le persone che hanno davvero bisogno di aiuto.

Don Luigi Chiampo ci ha illustrato il progetto del Rifugio di Oulx facendo una riflessione che personalmente mi ha colpito molto. Sono molte le persone che gli han chiesto: vi aspettate un arrivo in massa dall’Ucraina per lo scoppio della guerra? In modo molto chiaro ha risposto che sono anni che fornisce un primo aiuto e soccorso a persone che scappano dalle guerre (si parla di circa 23/24.000 persone all’anno che transitano dalla Val di Susa verso la Francia e che fanno tappa, almeno per una notte presso il Rifugio) e spesso nessuno si è posto il problema che ci sono popoli che sono cacciati, minacciati, perseguitati da anni. Ora la guerra è vicina alle nostre case e ci destiamo inorriditi e preoccupati. Ma le guerre che non sono vicine, sono anch’esse guerre con la stessa forza di distruzione, morte, sofferenza e generano esodi di popoli.

Ho posto una domanda l’altra sera a Fratel Antonio (Comboniano), Padre Robert e don Giusto che erano in riunione per organizzare degli eventi di preghiera e mobilitazione durante questo periodo di Quaresima: premetto di essere un convinto pacifista, ma non potendo assolutamente intervenire nella guerra Russia/Ucraina né come Europa né tanto meno come Nato, qual è l’aiuto vero che si può dare per FERMARE LA GUERRA?

La risposta ricevuta è stata lapidaria: il supporto esterno basato sull’invio di armi o comunque militare continuerà ad alzare il tono della guerra e non risolve. E’ necessario operare e sostenere iniziative diplomatiche, di dialogo e di disobbedienza civile affinché si torni alla concertazione.

Cosa possiamo fare noi? Abbattiamo le barriere e approfondiamo le conoscenze per capire e conoscere le persone che incontriamo: ognuno ha sogni, desideri e speranze come noi di vivere in una abitazione sicura, curare la salute e avere un lavoro per poter vivere con dignità la propria vita.

Apriamo le porte delle nostre tante case disabitate, offriamo un’opportunità di inserimento lavorativo a chi ha bisogno: solo così con gesti di pace e solidarietà verrà costruita la pace. Questo lo possiamo fare tutti, tutti i giorni. Chi ha bisogno è già vicino a noi…

Piergiorgio