No ai pregiudizi e alle chiusure. Sì al dialogo e all'integrazione.

Papa Francesco tra i Rom: «Integrazione, non discriminazione»

Papa Francesco spalanca le braccia alla comunità Rom e dice loro: “Voi nella Chiesa non siete ai margini, ma nel cuore. La Chiesa è casa vostra. Siete benvenuti e non abbiate mai paura di abitarci. Nessuno tenga fuori voi o qualcun altro dalla Chiesa”. Sono le parole che il Papa ha pronunciato al Lunìk IX di Kosice, la zona a più alta densità di popolazione Rom in Slovacchia, dove è giunto nel pomeriggio. Grandi ovazioni per lui e la testimonianza di una famiglia Rom, con due bambini, inserita nel mondo del lavoro.

Il quartiere fu costruito negli anni ’70 per l’edilizia popolare, ma progressivamente è diventato un vero e proprio ghetto. Abitazioni prive di gas e riscaldamento e con l’acqua corrente disponibile sono in alcune ore del giorno. Alcuni palazzi sono stati addirittura abbattuti, perché pericolanti. E dappertutto povertà e degrado per i 4.300 abitanti censiti, ma c’è chi dice che siano il triplo.

Ma oggi è un giorno di festa, testimoniato dai canti e dai balli che precedono l’arrivo del Pontefice. Tanti sono intorno al palco papale. Altri seguono l’incontro affacciati dalle finestre dei palazzoni del rione. Il Lunìk IX è infatti anche una storia di evangelizzazione e di riscatto, grazie alla missione dei salesiani, che vi hanno costruito la chiesa del Cristo Risorto, con l’annesso Centro pastorale. Si comincia avvicinando i bambini e le loro madri, per avviare i primi all’oratorio e le seconde al servizio di lavanderia. Quindi ai giovani si offre formazione scolastica, mentre per i genitori si creano contatti con l’ufficio di collocamento, nella speranza di trovar loro un lavoro. Il direttore è don Peter Besenyei, che ha dedicato tutta la vita sacerdotale ai Rom e che il Papa ringrazia pubblicamente. Lui e i suoi collaboratori, fa intendere Francesco, sono stati capaci di vincere i pregiudizi, “ricevendo spesso in cambio “incomprensione e ingratitudine, magari persino nella Chiesa”. Invece bisogna ascoltare Cristo che dice “non giudicate”. Perciò il Papa invita a non essere “giudici rigorosi degli altri e indulgenti con noi stessi”. “Non si può ridurre la realtà dell’altro ai propri modelli preconfezionati”. Per conoscere veramente le persone, “bisogna riconoscerle”, dato che “ciascuno porta in sé la bellezza insopprimibile di figlio di Dio, in cui il Creatore si rispecchia”.

Ai Rom Francesco dice: “Troppe volte siete stati oggetto di preconcetti e di giudizi impietosi, di stereotipi discriminatori, di parole e gesti diffamatori. Con ciò tutti siamo divenuti più poveri, poveri di umanità. Quello che ci serve per recuperare dignità è passare dai pregiudizi al dialogo, dalle chiusure all’integrazione”. E ancora: “Ghettizzare le persone non risolve nulla. Quando si alimenta la chiusura prima o poi divampa la rabbia. La via per una convivenza pacifica è l’integrazione”.

Quindi il Papa chiede di fare scelte coraggiose a favore dei bambini, la scuola soprattutto. “Voi non fate assistenzialismo sociale, ma accompagnamento personale”, conclude il Papa, che nel suo abbraccio racchiude tutti gli emarginati, compresi i detenuti ai quali manda un saluto. Per tutti, prima della benedizione finale, l’invito “ad andare oltre le paure, oltre le ferite del passato, con fiducia, passo dopo passo: nel lavoro onesto, nella dignità di guadagnare il pane quotidiano, nell’alimentare la fiducia reciproca”.

 

Da Avvenire del 14 settembre 2021