Accendiamo anche noi una lanterna verde, simbolo di speranza e umanità e accogliamo l’appello del papa costruendo un mondo fraterno e accogliente. Fermiamo il “naufragio di civiltà” che sta vivendo oggi l’Europa.
“Il Mediterraneo, che per millenni ha unito popoli diversi e terre distanti, sta diventando un freddo cimitero senza lapidi. Questo grande bacino d’acqua, culla di tante civiltà, sembra ora uno specchio di morte. Non lasciamo che il mare nostrum si tramuti in un desolante mare mortuum, che questo luogo di incontro diventi teatro di scontro! Non permettiamo che questo “mare dei ricordi” si trasformi nel “mare della dimenticanza”. Vi prego, fermiamo questo naufragio di civiltà».
Sono le parole di Papa Francesco, in visita al campo profughi di Kara Tepe a nord di Mytilene, nell’isola greca di Lesbo. Questa è stata l’ultima tappa del suo viaggio a Cipro e in Grecia. Entrato nel campo, si intrattiene lungo il tragitto con i profughi in sua attesa, accarezzando in particolare i bambini, spesso molto piccoli, stringendo mani, donando sorrisi, saluti e parole di conforto e speranza. Si ferma anche ad ascoltare le storie di alcuni dei rifugiati. Il campo ospita migliaia di richiedenti asilo dalle provenienze più diverse, dall’Asia, al Medio Oriente, all’Africa. È la seconda volta che il Papa visita Lesbo e i suoi campi profughi negli ultimi cinque anni.
E dopo questo lasso di tempo, purtroppo, ci si rende conto che sulla questione migratoria poco è cambiato. Il papa, nel suo discorso dice anche: «E quante condizioni indegne dell’uomo! Quanti hotspot dove migranti e rifugiati vivono in condizioni che sono al limite, senza intravedere soluzioni all’orizzonte! Eppure il rispetto delle persone e dei diritti umani, specialmente nel continente che non manca di promuoverli nel mondo, dovrebbe essere sempre salvaguardato, e la dignità di ciascuno dovrebbe essere anteposta a tutto! È triste sentir proporre, come soluzioni, l’impiego di fondi comuni per costruire muri».
Queste sue parole dovrebbero farci riflettere in modo profondo e sincero sul nostro modo di essere fratelli e figli dello stesso Padre.
Un’altra drammatica situazione si consuma al confine tra Bielorussia e Polonia. Qui ad essere protagoniste sono delle luci che brillano alle finestre delle case.
Lanterne verdi illuminate: è questo il segnale di accoglienza e di umanità per i migranti bloccati al confine bielorusso. Una lanterna verde, una piccola luce che brilla sulla finestra o sulla porta di casa, segnala cibo e vestiti, medicinali e un rifugio caldo sia pure per poche ore, per pochi giorni. E’ una luce che salva le vite, che accoglie chi rischia di morire al freddo. Il governo polacco ha inviato l’esercito per controllare il confine e ha eretto una rete di filo spinato lunga circa 400 km e alta quasi 7 metri per bloccare l’ingresso. I migranti giungono stremati dalla Siria, dall’Afghanistan, dall’Iraq e dallo Yemen, con la speranza di poter raggiungere l’Europa.
Come possiamo noi rimanere indifferenti al dolore di questi nostri fratelli così sfortunati? Portiamo nei nostri cuori l’invito al cambiamento tanto desiderato da Papa Francesco.
Accendiamo, accogliendo l’invito di don Giusto e dei referenti delle comunità etniche presenti sul nostro territorio di Como, una candela o una lanterna verde alle 20. Lasciamola brillare per almeno un’ora sul nostro balcone o sulla nostra finestra come segno di vicinanza e di responsabilità.
Le nostre saranno le luci della speranza per tutti i migranti e i profughi che vivono nell’indifferenza della nostra Europa.
Agnese Govi – segretaria Pastorale dei migranti