Domenica 26 settembre 2021 la nostra comunità di Como ha vissuto una giornata all’insegna dell’accoglienza e dell’integrazione, una giornata che ha celebrato l’umanità nella sua totalità, nella sua infinita ricchezza di lingue, culture e colori.
La Giornata Mondiale del Migrante e Rifugiato, che viene celebrata ogni anno l’ultima domenica di settembre, è da sempre un’occasione per pregare per tutti i popoli migranti e per ricordare le persone più fragili e deboli che lasciano il proprio Paese seguendo la speranza di una vita migliore.
La giornata è iniziata con la processione delle 5 candele colorate ad introduzione della Santa Messa delle ore 10.30 presso la Chiesa di Sant’Agostino a Como.
I colori rosso, giallo, verde, azzurro e bianco sono stati scelti per rappresentare i Continenti. Bambini, ragazzi e adulti le hanno portate davanti all’altare, appoggiandole sulla bandiera con la scritta “Pace” in tutte le lingue, per esprimere il grande desiderio di pace che c’è in ciascuno di noi e la gioia di essere tutti figli di un unico Padre.
Alla Messa hanno partecipato le comunità: ghanese, salvadoregna, filippina, del Congo e dell’Angola; ma anche piccoli gruppi di persone come le donne provenienti dall’Ucraina e singoli originari di altri Paesi del mondo.
Ogni gruppo ha avuto un ruolo attivo, animando i vari momenti della liturgia con danze e canti.
Tre i sacerdoti presenti alla celebrazione: Padre Angelo Gottardi, missionario per tanti anni in America Latina e oggi a fianco della comunità salvadoregna, don Giusto Della Valle, Direttore dell’Ufficio per il Servizio alla Pastorale dei Migranti e Padre Roberto Djabou, sacerdote proveniente dal Camerun.
Padre Angelo Gottardi, nella sua omelia, ha ricordato l’appello di Papa Francesco a “camminare insieme verso un noi sempre più grande”.
Nel suo Messaggio di quest’anno, infatti, il papa dice: “questo noi è rotto, frammentato, ferito e sfigurato. Questo si verifica specialmente nei momenti di maggiore crisi, come ora per la pandemia. E il prezzo più alto lo pagano coloro che più facilmente possono diventare gli altri: gli stranieri, i migranti, gli emarginati, che abitano le periferie esistenziali. In realtà, siamo tutti sulla stessa barca e siamo chiamati ad impegnarci perché non ci siano più muri che separano, non ci siano più gli altri, ma solo un noi, grande come l’intera umanità.”
È un doppio invito quello che papa Francesco vuole lanciare: un invito alla Chiesa perché diventi sempre più cattolica, cioè universale, e a tutti gli uomini e le donne del mondo perché camminino insieme verso un noi sempre più grande, a ricomporre la famiglia umana, per costruire assieme il nostro futuro di giustizia e di pace, assicurando che nessuno rimanga escluso.
Padre Angelo ha sottolineato 3 parole fondamentali del Messaggio del Papa: costruire ponti che favoriscano la cultura dell’incontro; ricordarsi che siamo tutti sulla stessa barca, chiamati ad impegnarci perché non ci siano più muri che ci separano; ed infine, il sogno: tutti chiamati a sognare insieme come un’unica umanità, tutti sorelle e fratelli.
La celebrazione si è conclusa con alcune testimonianze particolarmente forti e significative di un “noi” sempre più grande: l’esperienza a lieto fine di una donna salvadoregna che ha raccontato il suo viaggio in cerca di una vita migliore in Italia, la storia dei migranti nigeriani in fuga dalla violenza verso il Camerun, il vissuto di una coppia afghana e la rinascita in Italia ed infine la vita di una suora congolese spesa al servizio per i sofferenti.
La giornata è proseguita con il pranzo condiviso presso il chiostro adiacente alla chiesa, dove è stato possibile assaggiare piatti di tutto il mondo. Presenti alla giornata anche alcuni rappresentanti del Tavolo Interfedi, Suor Onorina, missionaria scalabriniana e la pastora della chiesa Valdese di Como, Anne Zell.